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Hanno preso il via le vaccinazioni sia per il Covid che contro l’influenza stagionale. La campagna punta ad innalzare la copertura per le persone ad alto rischio, di tutte le età, per condizione patologica, fisiologica (come la gravidanza) o esposizione lavorativa, oltre naturalmente agli ultrasessantenni.

Per approfondire l’importanza della vaccinazione abbiamo sentito il parere di professionisti impegnati sul campo in settori diversi. Il secondo colloquio è con Agnese Suppiej, Direttrice dell’Unità Operativa di Pediatria del Sant’Anna.


Perchè sono importanti le vaccinazioni in età pediatrica?

Le vaccinazioni in età pediatrica rappresentano uno degli interventi più efficaci e sicuri a disposizione della sanità pubblica per la prevenzione primaria delle malattie infettive. I vaccini, infatti, combattono malattie infettive molto pericolose per le quali non esiste una terapia (poliomielite e epatite B) o questa non è sempre efficace (difterite, tetano). Oppure malattie che possono essere causa di gravi complicanze (morbillo, rosolia e pertosse) e potenzialmente mortali (malattie invasive da pneumococco, emophilus b, meningococco). I vaccini, costituiti da interi agenti infettivi inattivati o da parti di essi, inducono una risposta immunitaria duratura, simile a quella provocata dal germe naturale ma senza causare malattia. Il bambino vaccinato sarà in grado per molto tempo (spesso per tutta la vita) di riconoscere immediatamente il virus o il batterio e renderlo incapace di causare malattia. Vaccinare i bambini significa pertanto proteggerli dalla malattia per cui si viene vaccinati. Al contrario non vaccinarli significa correre rischi prevenibili e diventare un veicolo di contagio per le persone che non possono essere vaccinate”.


In che modo le vaccinazioni si "ripercuotono" anche su persone di altre fasce di età che vengono in contatto con i bambini: per esempio i nonni?

Quando il numero di bambini vaccinati (immuni) è molto alto, si crea una vera e propria barriera che impedisce la circolazione del germe. Quando il contagio della malattia avviene da una persona infetta ad un'altra suscettibile, il valore della vaccinazione non è solo quello di conferire una protezione individuale, ma anche di proteggere coloro che non possono usufruire di tale opportunità di protezione perché si trovano in età non vaccinabile o perché sono affetti da alcune malattie o condizioni cliniche per le quali le stesse vaccinazioni risultano essere controindicate (Immunità di gregge). In questo contesto, infatti, anche i pochi suscettibili risulteranno indirettamente protetti dal contagio, dato che la probabilità che vengano in contatto con un soggetto infettivo è minima”.


Perché le vaccinazioni sono importanti per tutti gli operatori sanitari?

Gli operatori sanitari, a causa del loro contatto con i pazienti e con materiale potenzialmente infetto, sono a rischio di esposizione e di trasmissione di patogeni. L'obiettivo di un adeguato intervento di immunizzazione nel personale sanitario è fondamentale per la prevenzione ed il controllo delle infezioni al fine di proteggere sé stessi e gli altri. La salute degli operatori sanitari è tutelata dal Decreto legislativo 81/07. Gli stessi operatori sono a contatto con soggetti “fragili”, a rischio di sviluppare gravi complicanze anche letali, a seguito del contagio di certe malattie infettive (come ad esempio influenza, COVID-19) e ricoprono un ruolo essenziale, di importanza sociale strategica a seguito di episodi epidemici o pandemici: pertanto l’immunizzazione attiva rappresenta per questi lavoratori un diritto ed un dovere. La vaccinazione antinfluenzale, così come quella anti COVID-19, hanno un triplice scopo: proteggere il lavoratore, proteggere i soggetti portatori di patologie a rischio con cui l'operatore può venire a contatto e ai quali può trasmettere l'infezione ed evitare l'interruzione di servizi essenziali di assistenza in caso di epidemia”.

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Ultimo aggiornamento

21-11-2025 09:11

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