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Si chiama “Monitoraggio avanzato della ventilazione polmonare e dei muscoli respiratori durante supporto respiratorio in pazienti cronici con insufficienza respiratoria acuta: dall’ospedale al domicilio (Advanced bedside lung imaging and respiratory muscle monitoring for respiratory support managing in chronic ill patients with acute respiratory failure: From hospital to home)” ed è uno dei 7 progetti finanziati a team di ricerca dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Ferrara attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) nell’ambito della ricerca biomedica. Il tutto per un importo complessivo di 6 milioni e 200 mila euro.


Proseguiamo con le altre ricerche dopo aver trattato i progetti del prof. Zamboni, della prof.ssa Zatelli, della prof.ssa Calabrò e dei prof. De Giorgio e Caio.


Questo studio è stato finanziato con 405mila euro. I “Principal Investigator” (PI) e Co-PI sono, rispettivamente, il prof. Savino Spadaro (professore associato in Anestesia e Rianimazione presso l’Università degli Studi di Ferrara e medico presso l’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Universitaria dell’ospedale di Cona) ed il prof. Carlo Alberto Volta (Direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione Universitaria dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara) entrambi afferenti al Dipartimento di Emergenza dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara e al Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna dell'Università degli Studi di Ferrara.


Il progetto si propone di identificare, mediante tecniche di monitoraggio avanzate, quali pazienti affetti da insufficienza respiratoria acuta possano beneficiare di un supporto respiratorio avanzato. Lo studio nasce dalla sinergia di diversi centri italiani (Policlinico di Bari, Ospedali Riuniti di Foggia e Policlinico Gemelli di Roma) che presentano una consolidata esperienza nella gestione ventilatoria dell’insufficienza respiratoria acuta che, è bene ricordare, rappresenta una delle principali cause di ricovero in Terapia Intensiva.

Il progetto si articola in due diverse fasi. Una prima, in Terapia Intensiva, durante la quale il paziente verrà monitorizzato mediante tecniche di monitoraggio respiratorio avanzate. Queste vanno dall’utilizzo dell’elettroimpedenzometria tomogafica computerizzata (che consiste nel porre una cintura dotata di elettrodi intorno al torace in grado di ottenere informazioni relative alla distribuzione della ventilazione), all’utilizzo dell’ultrasonografia dei muscoli respiratori e al monitoraggio della pressione pleurica. La seconda fase prevede di estendere l’utilizzo di ossigenoterapia ad alto flusso presso il domicilio, integrato con un monitoraggio “in continuo” che permetterà di valutare i benefici clinici per i pazienti affetti da patologie croniche, oltre che il miglioramento del comfort e della qualità di vita.


“Questa nostra ricerca – mette in evidenza il prof. Spadaro - è volta ad identificare quali pazienti possano beneficiare di un supporto respiratorio avanzato anche quando il paziente viene dimesso dalla Terapia Intensiva presso altri reparti di degenza ed infine al proprio domicilio. Candidati ad essere reclutati saranno pazienti affetti da insufficienza respiratoria acuta, di qualunque origine, ricoverati presso la Terapia Intensiva Universitaria dell’ospedale di Ferrara. L’insufficienza respiratoria è una patologia molto grave e coinvolge in modo rilevante il paziente, soprattutto in relazione alla presenza di “dispnea”, che è una sensazione estremamente spiacevole e impattante sulla qualità di vita. In una fase iniziale - quando i muscoli respiratori non sono più in grado di garantire un’accettabile respirazione ed i pazienti, quindi, non possono più avere scambi respiratori adeguati - si può ricorrere ad una “macchina” in grado di erogare una ventilazione capace di sostituire la funzione respiratoria gravemente compromessa. Una volta che il paziente ha risolto il suo problema acuto e comincia a stare meglio, il supporto ventilatorio può essere progressivamente ottimizzato, grazie all’uso di un dispositivo che eroga ossigeno/aria riscaldata e umidificata ad alto flusso mediante cannule nasali. A quel punto la domanda è: come si può gestire il paziente nel periodo successivo alla degenza in Terapia Intensiva?”.

“In buona sostanza – prosegue il professionista - noi vorremmo definire se questo supporto respiratorio avanzato è in grado di poter migliorare la sintomatologia dei pazienti ed ottimizzare la degenza ospedaliera. Inoltre vorremmo verificare se i pazienti necessitano, alla fine della degenza, di un supporto respiratorio presso il proprio domicilio. Lo studio è multicentrico, prevedendo coinvolgimento di pazienti sia del territorio ferrarese sia da Bari, Foggia e Roma, in una perfetta collaborazione tra nord e sud, come prevede il PNRR”.

“Questo progetto – conclude il prof. Spadaro - si pone un obiettivo ambizioso che prevede di integrare metodiche di supporto respiratorio e tecniche di monitoraggio avanzate, con lo scopo di personalizzare l’approccio terapeutico in Terapia Intensiva. Inoltre lo studio desidera identificare anche un percorso diagnostico-terapeutico che migliori la sintomatologia respiratoria, il comfort e la qualità di vita del paziente, limitando la necessità di riammissioni in ospedale”.


L’innovazione tecnologica permette di valutare la funzionalità respiratoria in continuo e l’utilizzo di tecniche di imaging avanzate non invasive (ossia senza esposizione a radiazioni ionizzanti) al letto del paziente permette di ottenere in tempo reale informazioni utili per personalizzare la strategia ventilatoria del paziente affetto da insufficienza respiratoria acuta.


“L’implementazione tecnologica avvenuta in Terapia Intensiva – commenta il prof. Volta – permette di personalizzare non solo il tipo di strategia terapeutica ventilatoria ma aiuta anche a meglio definire il settaggio dei supporti non invasivi avanzati, già comunemente utilizzati in Terapia Intensiva. Il progetto permetterà di traslare competenze e innovazione tecnologica dall’ospedale al territorio, contribuendo a migliorare la qualità di vita dei pazienti presso il proprio domicilio”.


“Ringraziamo i collaboratori del progetto – concludono i professori Spadaro e Volta – dott. Gaetano Scaramuzzo e dott. Alberto Fogagnolo ed i Colleghi dell’Unità di Terapia Intensiva di Ferrara, che ci supporteranno, oltre che il team di collaboratori degli altri centri coinvolti, costituito dal prof. Salvatore Grasso (Policlinico di Bari), dalle professoresse Lucia Mirabella e Antonella Cotoia (Ospedali Riuniti di Foggia) e dalla dott.ssa Giorgia Spinazzola (Policlinico Gemelli di Roma)”.




Nella foto, da sinistra: Carlo Alberto Volta, Savino Spadaro

Ultimo aggiornamento

26-07-2024 09:07

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