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Lunedì 6 marzo 2023 si celebra la Giornata Mondiale del Linfedema, una patologia cronica e progressiva del sistema linfatico che può causare gravi disabilità. A seguito di trattamenti chirurgici e di alcune terapie utilizzate in caso di neoplasia mammaria, si possono manifestare condizioni di sofferenza (per lo più transitoria) a carico della cicatrice chirurgica, dell’articolazione della spalla e di piccoli nervi che portano la sensibilità cutanea a livello dell'ascella. Queste producono dolore e difficoltà nella circolazione linfatica, che può tradursi in un linfedema (precoce o tardivo).

Diversi sono i servizi che - nella sanità ferrarese - si occupano del trattamento e della cura di questa patologia, sia dal punto di vista chirurgico che della riabilitazione.


LA “BREAST UNIT” DELL’UNITA’ OPERATIVA DI CHIRURGIA 2 DEL SANT’ANNA. “Il linfedema correlato al tumore della mammella (Breast Cancer Related Lymphoedema - BCRL) – evidenzia il prof. Paolo Carcoforo, Direttore dell’Unità Operativa - colpisce circa una paziente su cinque ed è associato ad un’elevata incidenza di problematiche funzionali, psicologiche e sociali, con un impatto notevole sulla qualità della vita”.

Da alcuni studi preliminari sull’anatomia delle vie linfatiche, la Scuola Chirurgica di Ferrara ha fatto passi importanti nella ricerca scientifica e clinica per la riduzione delle complicanze correlate al linfedema cronico. “Siamo partiti dalle osservazioni pioneristiche del prof. Ippolito Donini sul “linfocentro deltoideo” – afferma il prof. Carcoforo – per arrivare all’idea di poter identificare e preservare le vie di drenaggio dell’arto superiore durante la chirurgia sui linfonodi ascellari, sia come biopsia del linfonodo sentinella che come procedura di radicalizzazione durante la linfoadenectomia”.


A partire dal 2015, attraverso un progetto di ricerca proposto e guidato dal prof. Carcoforo, è stata posta una base clinico-scientifica iniziale e fondamentale per lo sviluppo della “dissezione ascellare selettiva”, recentemente proposta anche da altri Centri nazionali ed internazionali. “Attraverso questa metodica è possibile asportare i linfonodi ascellari – dice Carcoforo -, sede di potenziali metastasi del tumore mammario, identificando e preservando le vie di drenaggio che garantiscono il mantenimento del flusso linfatico dall’arto superiore”.

Coadiuvati dai programmi di screening oncologici, dal miglioramento dei percorsi dedicati e dei protocolli oncologici multidisciplinari, gli standard di cura chirugici si sono via via migliorati con l’obiettivo di ridurre l’impatto clinico e socio-sanitario degli esiti, in particolare del linfedema.


La metodica del linfonodo sentinella, introdotta sul finire degli anni 70 e validata negli anni 90, è stata, insieme alla chirurgia conservativa, parte di una rivoluzione chirurgica nel trattamento del tumore della mammella orientata alla riduzione delle complicanze ed alla minore invasività. La biopsia del linfonodo sentinella nel tumore della mammella se confrontata con la linfoadenectomia ascellare radicale determina una significativa riduzione delle complicanze post-operatorie. Tuttavia, l’introduzione della metodica del linfonodo sentinella non ha completamente risolto il problema del linfedema; la possibilità concreta di sviluppare un linfedema dopo singola procedura di biopsia del linfonodo sentinella è di circa il 7%.

Le pazienti sottoposte ad interventi maggiori (mastectomia radicale e/o linfoadenectomia ascellare) vengono seguite in ambulatori dedicati e congiunti con il Dipartimento di Riabilitazione del S. Anna.


MODULO DIPARTIMENTALE ATTIVITÀ AMBULATORIALE DELLA RIABILITAZIONE AZIENDA OSPEDALIERO – UNIVERSITARIA DI FERRARA. L’asportazione dei linfonodi all’ascella ha rappresentato per molti anni il completamento alla mastectomia. Lo svuotamento ascellare, o linfoadenectomia ascellare, è considerato da sempre un intervento che, seppure importantissimo, può dare comunque in molte pazienti delle complicanze, tra le quali il linfedema del braccio. Questa patologia può diventare cronica e, quindi, va affrontata per tempo.

Nello specifico il Linfedema può essere a comparsa precoce o tardiva a seconda che si palesi nelle settimane dopo gli interventi o mesi od anni successivi. Questo perché le strutture linfatiche (linfonodi e /o vasi linfatici) asportati o compromessi dalle terapie non possono rigenerarsi.

Gli Ambulatori del Modulo Dipartimentale Attività Ambulatoriale della Riabilitazione servono circa 230 pazienti all’anno, delle quali meno di 1/4 (circa 50 pazienti) sono affette da linfedema.


“La gravità dell’espressione clinica del linfedema si è notevolmente ridotta nel tempo e si vedono casi meno gravi”, dichiara la dott.ssa Lorenza Cavazzini, specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione, referente PDTA Mammella e PDTA Polmone, che prosegue: “il trattamento di questa patologia si attua attraverso una terapia decongestiva combinata (CDT) comprendente: cura della cute; linfodrenaggio meccanico o linfodrenaggio manuale (LDM), laddove necessario; bendaggio compressivo linfologico multistrato; esercizi attivi; consigli di praticare attività fisica secondo le personali attitudini; uso di tutore elastocontenitivo dopo i trattamenti con fisioterapista e su prescrizione medica”.

Le pazienti devono essere in ogni caso indirizzate a un Centro in grado di fornire un programma terapeutico specifico. Nel follow-up delle pazienti con linfedema deve essere garantita la visita di controllo e la possibilità di programmare visite al bisogno in base alla comparsa di eventuali aumenti del volume e/o variazione della consistenza dei tessuti del braccio, eritema, dolore. E’ inoltre opportuno fornire a queste pazienti una valutazione fisiatrica.


“Per seguire al meglio le donne operate di tumore mammario – afferma la dott.ssa Cavazzini - e provvedere ai trattamenti necessari, arrecando il minor disagio possibile, dal 2014 abbiamo organizzato una rete di servizi che copre sia l’Azienda Universitaria Ospedaliera che l’azienda Unità Sanitaria Locale. La rete si dispiega fra la città di Ferrara (Casa della Salute – Cittadella San Rocco, Responsabile dott Efisio Lissia; Referente PDTA mammella, dott.ssa Cavazzini), e le sedi provinciali di Cento, Argenta, Portomaggiore, Ospedale del Delta, Casa della salute “Terre e Fiumi” di Copparo, Casa della Salute “S. Camillo” di Comacchio; queste ultime dirette dalla dott.ssa Stefania Degli Esposti".




Nella foto, da sinistra: Lorenza Cavazzini, Paolo Carcoforo

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Ultimo aggiornamento

03-03-2023 13:03

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