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da sinistra,Tiberio Rocca, Paola Bardasi, Vincenzo Gasbarro, Marianna Mu...

Un modello in silicone, realizzato con una stampante 3D, che riproduce fedelmente e a grandezza naturale la sezione anatomica del paziente che deve essere sottoposto ad un importante intervento chirurgico.

Di questa particolare tecnica si sono avvalsi i professionisti dell’Unità Operativa di Chirurgia Vascolare – diretta dal prof. Vincenzo Gasbarro – dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Ferrara per effettuare un intervento su un aneurisma dell’aorta addominale sottorenale, reso più difficile da una complicanza dovuta ad un malformazione del paziente.

L’esame TAC eseguito dal paziente, oltre a confermare l’aneurisma dell’aorta addominale, ha evidenziato anche una anatomia complessa. Il rene di sinistra si trovava infatti in una sede anomala, molto più basso rispetto alla sua classica posizione. Inoltre le arterie del paziente erano estremamente dure per la presenza di placche contenenti molto calcio: questo dato per i chirurghi vascolari è molto importante perché rende difficoltosa la manovra di chiusura dell’arteria a monte dell’aorta dilatata che occorre sostituire. A questo punto, partendo dalle immagini della TAC, i professionisti hanno deciso di avvalersi della tecnologia della stampa 3D per creare un modello che potesse riproporre fedelmente la complessa anatomia del paziente.

Grazie alle immagini TAC – ha messo in rilievo il prof. Gasbarro - ed in particolare al modello stampato in 3D, abbiamo potuto studiare in maniera millimetrica i rapporti fra aneurisma, rene anomalo e strutture vascolari, nonché la loro morfologia. Tutto questo per pianificare la migliore strategia chirurgica: la sede dell’incisione cutanea, dove chiudere temporaneamente l’aorta addominale, come incidere l’aneurisma ed intercettare il distretto arterioso dove eseguire l’innesto protesico per sostituire l’aorta ammalata”.

Il paziente è stato sottoposto ad intervento di sostituzione del tratto di aorta dilatata con una protesi biocompatibile mediante una procedura chirurgica che permette di isolare l’aorta ammalata senza aprire il peritoneo e quindi senza esporre l’intestino. “Da molti anni utilizziamo questa tecnica – prosegue il professore - e abbiamo maturato un’importante esperienza. Un vanto per la nostra scuola chirurgica, poiché ci sono pochi centri in Italia che adottano questa procedura, che è chirurgicamente meno invasiva per il paziente, permettendo un recupero post operatorio decisamente più veloce rispetto a chi viene operato mediante una incisione chirurgica tradizionale”.

Partendo dalle informazioni anatomiche del modello stampato in 3D il team chirurgico ha isolato l’aorta addominale in corrispondenza di punti strategici e ha potuto definire, prima di effettuare l’intervento, la sede dove ricostruire il vaso ammalato con la protesi chirurgica, riducendo ulteriormente i tempi chirurgici per preservare la funzione di entrambi i reni.

         Il modello utilizzato per pianificare e guidare l’intervento del paziente è stato creato da un team di ingegneri informatici e specializzati nel campo biomedicale dell’Università di Pavia, in collaborazione con la prof.ssa Barbara Zavan (Università degli Studi di Ferrara), con la supervisione clinica del prof. Gasbarro e del dott. Tiberio Rocca. “La stampa 3D – conclude il prof. Gasbarro – rappresenta un valore aggiunto ai fini terapeutici per molte branche chirurgiche perché permette di migliorare i risultati post-operatori, la formazione didattica ai giovani colleghi e la comunicazione con i pazienti, ai quali possiamo mostrare il modello anatomico che riporta fedelmente il problema per il quale viene consigliato l’intervento. Il nostro orientamento sarà quello di rafforzare questo rapporto per migliorare ulteriormente il percorso diagnostico-terapeutico dei nostri pazienti, in particolare per coloro che sono affetti da complesse patologie vascolari, nell’ottica di personalizzare sempre più le strategie terapeutiche chirurgiche ed endovascolari”.

“Il mondo della stampa in 3D – commenta la dott.ssa Paola Bardasi, Commissario Straordinario del Sant’Anna -  rappresenta certamente un’importante innovazione, di cui si parla ormai già da qualche decennio, ma che specialmente durante l’attuale emergenza sanitaria ha iniziato a mostrare tutte le sue potenzialità. Questo tipo di tecnologia offre infatti scenari di sviluppo per guidare i chirurghi negli interventi fino alla “medicina personalizzata”, permettendo ai medici di utilizzare immagini derivate da scansioni TC e risonanze magnetiche per ricreare modelli realistici di organi. Questo processo non solo aiuta i pazienti e i loro famigliari a comprendere interventi chirurgici complicati, ma consente una maggiore comprensione ed approfondimento anche all’intera squadra operativa e al team di assistenza post-chirurgica. Puntare costantemente ad una maggiore innovazione, ad un’offerta assistenziale sempre più ricca e alla costante formazione dei nostri professionisti è uno degli obiettivi fondamentali di questa Azienda, per offrire ai nostri cittadini cure sempre più personalizzate ed efficaci.”

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Ultimo aggiornamento

30-08-2022 17:08

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