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Sviluppare un’ampia collaborazione per approfondire e uniformare la valutazione del rischio biologico in ambito sanitario. È l’obiettivo dell’accordo sottoscritto dalle Aziende Sanitarie Ferraresi e dalla Direzione Regionale Inail Emilia-Romagna, per l’applicazione sperimentale di strumenti metodologici per la valutazione del rischio biologico in ambienti sanitari (ospedalieri e territoriali) a tutela dei lavoratori che svolgono attività quotidiana in ospedale.


L’accordo, sottoscritto recentemente dalla direttrice generale delle aziende sanitarie di Ferrara Monica Calamai e dalla direttrice regionale Inail Fabiola Ficola, rappresenta la prima convenzione di questo tipo a livello regionale ma anche la prima a livello nazionale, contestualmente all’analoga convenzione sottoscritta dall’Azienda Ospedaliera di Perugia.


Malgrado l'ampia diffusione – sia a livello nazionale che internazionale – di linee guida, buone prassi e indicazioni operative – l’assenza di uno standard di riferimento per la identificazione dei criteri di valutazione del rischio biologico, ha generato notevoli difformità di valutazione e l’impossibilità di comparazione di risultati.


Un lavoro quindi importante che, in ottica della omogeneità, si prefigge l’obiettivo di sviluppare un percorso metodologico uniforme di valutazione del rischio biologico in ambienti sanitari (ospedalieri e territoriali) con l’individuazione di uno standard unico di riferimento.


Un percorso condiviso che, partendo dalla pluriennale esperienza maturata da Inail in tema della salute dei lavoratori e grazie all’utilizzo di uno specifico algoritmo, permetterà di individuare e pianificare interventi migliorativi da attuare a tutela dei lavoratori esposti a rischio biologico.


Le attività svolte nei servizi sanitari rientrano tra quelle che possono comportare maggiore presenza di agenti biologici. In esse l’operatore sanitario è costantemente esposto al contatto con fluidi biologici, aerosol, materiali e strumenti dedicati a pratiche mediche o chirurgiche potenzialmente contaminanti.


Nel dettaglio l’oggetto della collaborazione prevede: attività di studio ed analisi delle realtà sanitarie di Azienda Usl e Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara e della presenza di situazioni a potenziale rischio biologico; raccolta sistematica e organizzata dei dati ai fini della valutazione del rischio biologico; adeguamento dello strumento informatico Inail di valutazione del rischio biologico e sua sperimentazione all’analisi del rischio negli ambienti studiati; realizzazione e divulgazione dei risultati, presentando i dati in forma aggregata e nel rispetto della privacy aziendale.


Per l’attuazione del progetto, non oneroso e dalla durata triennale, è stato costituito un apposito Gruppo di Lavoro interistituzionale composto da professionisti esperti di sicurezza e tutela della salute negli ambienti di lavoro designati da Inail e dalle Aziende Sanitarie ferraresi.


La direttrice regionale Inail Emilia-Romagna, Fabiola Ficola, sottolinea che “lo strumento informatico realizzato da Inail, già positivamente sperimentato per la valutazione del rischio negli ambulatori prime cure dell’Istituto, verrà messo a disposizione del Servizio di Prevenzione e Protezione dell’Azienda USL e dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara e del gruppo di lavoro per l’ulteriore ampliamento del campo di applicazione, attraverso l’adeguamento e la sperimentazione mirati all’utilizzo in tutti gli ambienti sanitari”.


Siamo lieti che le aziende sanitarie ferraresi siano le prime in Emilia-Romagna e in Italia, contestualmente all’Azienda Ospedaliera di Perugia, a partire con questo progetto – dichiara la direttrice generale Monica Calamai - per sviluppare un percorso metodologico uniforme di valutazione del rischio biologico in ambiente ospedaliero a tutela dei lavoratori dipendenti della Azienda USL e della Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara”.



“Abbiamo perseguito con determinazione questa collaborazione e accogliamo con favore la sperimentazione dell’algoritmo creato da Inail e la sua applicazione presso le nostre strutture. Siamo fiduciosi che questo innovativo strumento possa consentire la trasformazione della grande quantità di informazioni sul rischio biologico in una valutazione scientifica che consenta possibili miglioramenti nell’organizzazione del lavoro” evidenzia la dott.ssa Concetta Mazza, direttrice Unità Operativa Complessa Servizio Prevenzione e Protezione Provinciale AUSL e OSPFE.

Ultimo aggiornamento

20-04-2023 08:04

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