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Si intitola “Programmi di cura e progetti di vita: dalla psichiatria di comunità alla salute mentale di comunità” il convegno di spessore internazionale, nonché articolazione didattica del Master di II° livello Trattamenti Psicosociali orientati all’evidenza e al recovery nella Psichiatria di Comunità, che si tiene il 25 e il 26 novembre nell’Aula Magna dell’Ospedale di Cona.


Il convegno, realizzato da AuslFe in collaborazione con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, conta anche il patrocino della SIP (Società Italiana di Psichiatria), della SIRP (Società Italiana di Riabilitazione Psichiatrica) e della WAPR (World Association Psychosocial Rehabilitation), si pone l’obiettivo di aprire una riflessione su una “nuova psichiatria di comunità per arrivare a una salute mentale di comunità” afferma la stessa direttrice scientifica del Convegno e direttore del Dipartimento Assistenziale Integrato di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche di AuslFe e Deputy Vice President Europa WAPR dottoressa Paola Carozza, che sull’iniziativa ha lavorato con il professore ordinario di psichiatria, direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione di Unife, Direttore UOC Psichiatria Ospedaliera Universitaria del DAISMDP Luigi Grassi .


“La psichiatria di comunità nasce con la chiusura degli ospedali psichiatrici” spiega Carozza e si ispira al concetto di “Strenghts Theory” ovvero a una visione olistica della persona dove il concetto di “Strenghts” comprende molti aspetti “come ad esempio chi sono le persone, quali sono i tratti del carattere, i talenti, gli obiettivi e le abilità”. La psichiatria di comunità che sarà trattata nel convegno “non si focalizza solo su ciò che è sbagliato e disfunzionale nell’individuo ma si concentra invece sui suoi punti di forza: è più interessata a vedere ciò che sta già funzionando e cercare di capire le abilità dell’individuo”.

Un altro elemento su cui si basa la psichiatria di comunità è il paradigma “biopsicosociale” ovvero considera che l’etiopatogenesi dei disturbi mentali dipendano anche da componenti bio-organiche, individuali, familiari e sociali. “Una scienza – afferma ancora la direttrice scientifica del convegno - che tiene in forte considerazione il contesto micro e macro-sociale all’interno del quale vive la persona”.
Considerazioni queste ultime che portano la psichiatria di comunità, affinché funzioni, ad avvalersi di servizi i cui programmi non sono realizzati per funzionare dentro le strutture ma all’esterno affinché la persona sia riavvicinata al contesto (risocializzazione).


Il convegno si svolgerà in quattro sessioni in cui verrà fatto il punto su quanto i servizi sono lontani o vicini alle dimensioni di psichiatria di comunità (prima sessione). Sarà poi effettuato il punto sulle professioni sanitarie della riabilitazione e su quanto siano necessari l’interdisciplinarietà e il superamento di ruoli ancillari a favore di professionalità portatrici di conoscenze, attitudini, abilità, autonomie e responsabilità (seconda sessione).

Nella terza sessione, invece, sarà affrontato il tema su quanto siano importanti e soprattutto per le popolazioni “difficili” le reti tra servizi e le risorse della comunità. Verrà infine affrontata, nella quarta sessione, la questione su come i fruitori dei servizi valutano gli interventi degli operatori perché “vogliono essere supportati negli ambienti naturali in cui vivono e non essere congelati negli ambienti sanitari, per quanto innovativi, competenti e umani essi siano”.



Nella foto, da sinistra: Luigi Grassi e Paola Carozza



Nota stampa a cura dell'Azienda USL di Ferrara

Ultimo aggiornamento

24-11-2022 10:11

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