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Si è conclusa il 19 giugno 2024 la prima edizione dell’(H)Open Day “Prevenzione al femminile - dalla pubertà alla menopausa”, nel corso della quale le Aziende Sanitarie ferraresi hanno organizzato un convegno a tema che si è svolto presso l’Aula Magna dell’ospedale di Cona. L’evento si inseriva all’interno delle iniziative della Fondazione Onda - che hanno coinvolto gli “Ospedali Bollini Rosa”, di cui anche le due Aziende Sanitarie fanno parte.


La giornata di studio è iniziata con i saluti della dott.ssa Giuliana Fabbri, Direttrice Sanitaria dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Ferrara e degli organizzatori dell’evento: dott.sse Cinzia Ravaioli, Valeria Baccello e Maria Gloria Panizza in collaborazione con Il Servizio di “Formazione e processi della docenza Integrata” diretta dalla dott.ssa Marilena Bacilieri.

La sequenza dei contributi scientifici portati dai relatori ha accompagnato i partecipanti in un percorso che ha affrontato diverse problematiche di salute relative al sesso femminile e le possibili strategie per prevenirle. Si è partiti con una relazione riguardo ai problemi legati al concepimento, presentata dal dott. Demetrio Costantino, Responsabile del Centro Salute Donna dell’Azienda USL di Ferrara, che ha parlato dell’ovaio policistico, una sindrome complessa che causa problemi di ovulazione. Studi recenti hanno dimostrato che il 75% delle donne con problemi di ovulazione presenta questa sindrome. E’ stato affrontato anche il tema del percorso clinico-assistenziale della donna in gravidanza, contributo scritto a più mani dalle dott.sse Simona Mazzeo e Alice Poggi e discusso in aula dalla dott.ssa Beatrice Rosignoli in formazione specialistica presso la Ginecologia ed Ostetricia; questo percorso è importante che sia accompagnato e sostenuto da una corretta prevenzione primaria, che coinvolga diversi aspetti correlati allo stile di vita e all’adozione di misure comportamentali protettive che favoriscano l’evoluzione positiva della gravidanza.

Attraverso l’intervento sul travaglio della dott.ssa Rossana Bomben, dirigente medico dell’Anestesia e Rianimazione dell’ospedale di Cona, è stato messo in evidenza il ruolo dell’anestesia nella gestione del dolore durante il parto.

Si sono poi affrontati temi quali: Il ruolo dell’allattamento nella prevenzione primaria, l’abbraccio e il contatto come primi mattoni per costruire una famiglia felice (a cura della dott.ssa Federica Leprotti, Ostetrica della Ginecologia ed Ostetrica).


La mattinata di studio è proseguita con gli interventi della dott.ssa Cristina Saletti Responsabile Unità Operativa di Igiene degli Alimenti e Nutrizione Dipartimento di Sanità Pubblica AUSL Ferrara e della dott.ssa. Luisa Garofani, Responsabile del SerD e Programma Dipendenze Patologiche Ausl, sull’obesità e gli stili di vita scorretti, oltre che i nuovi stili di socializzazione che caratterizzano le nostre nuove società. Il 74% di tutti i decessi sono causati da patologie come diabete, problemi cardiocircolatori, malattie croniche respiratorie, cancro, disturbi mentali. La prevenzione, quindi, gioca il ruolo principe nell’insorgenza di queste patologie ed azioni di base, sostenibili, e alla portata di tutti i cittadini - come una sana ed equilibrata alimentazione associata ad attività fisica alla riduzione del consumo di bevande alcoliche e abolizione del fumo di sigaretta - porterebbero ad una riduzione dell’80% la probabilità di ammalarsi delle patologie sopradescritte. L’abolizione dell’alcol in gravidanza, inoltre, sarebbe la condizione essenziale per evitare la sindrome fetolcolica nei bambini, una malattia del feto-neonato caratterizzata dall'insieme di problemi fisici, comportamentali e neurologici che possono verificarsi in un individuo esposto all'alcol prima della nascita e che possono avere implicazioni per tutta la vita.

La sessione mattutina si è conclusa con l’intervento della dott.ssa Caterina Palmonari nella veste di Responsabile degli Screening Oncologici del Dipartimento di Oncoematologia AUSL di Ferrara che ha illustrato alla platea la Prevenzione Secondaria attraverso la “lente rosa” al femminile. Ha parlato dello screening del cervicocarcinoma e di quello mammografico, fino alla valutazione del rischio eredo-familiare dei tumori della mammella e/o dell’ovaio e dei risultati ottenuti in questi anni dal centro screening di Ferrara nella riduzione dei danni legati all’insorgenza delle patologie neoplastiche.


Nella sessione pomeridiana la dott.ssa Annalisa Califano, Responsabile “Prevenzione e controllo malattie trasmissibili e vaccinazioni in età pediatrica e adulta” AUSL, ha introdotto quelli che sono gli obiettivi della protezione vaccinale per la popolazione: come l’opportunità di salute, di tutela di terzi come familiari e parenti e per garantire maggior sicurezza ai soggetti vulnerabili, cronici e in gravidanza. Inoltre è stato toccato il tema della dell’’importanza delle vaccinazioni come strumento di prevenzione delle patologie trasmesse da vettori (batterici evirali), con una particolare attenzione all’HPV virus, molto frequente nella popolazione, tanto che si stima che fino all’80% delle donne sessualmente attive si infetti nel corso della vita con un virus Hpv, con un picco di prevalenza nelle giovani donne fino a 25 anni di età.

Sono seguiti poi gli interventi della dott.ssa Maria Ferrara, Psichiatra -Ricercatrice presso Università degli Studi di Ferrara, che ha introdotto il tema della Salute mentale nella donna. Il genere/sesso di fatto è un determinante della salute, inclusa quella mentale, ed è strettamente interconnesso ad altri determinanti di salute quali il ruolo e la posizione sociale, il lavoro e lo status socio-economico. Il genere/sesso influenza anche la vulnerabilità rispetto ad alcuni disturbi psichiatrici e l’esposizione a certi fattori di rischio per disturbi psichiatrici.

La dott.sa Franca Emanuelli Direttrice Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Dipendenze Patologiche AUSL, ha esposto una relazione dal titolo “Sostenere la salute mentale nell’età dello sviluppo dell’infanzia all’adolescenza”, dove sono stati toccati temi come vulnerabilità, vergogna, mancanza di abilità, grandi attese nella popolazione dei giovani ed adolescenti, che spesso si traducono con disturbi del comportamento alimentare, gesti autolesivi e consumo di sostanze.

A seguire sono stati gli interventi delle dott.sse Paola Milani e Chiara Calanca (Dirigenti Psicologhe della Psicologia Clinica e di Comunità, AUSL di Ferrara) che hanno portato all’attenzione del pubblico i “Fattori di genere e disturbi neurocognitivi” (quali demenze ed Alzheimer) e le differenze di genere nella presentazione clinica sia nelle prestazioni cognitive che nelle manifestazioni cliniche. Le donne sono più vulnerabili alla demenza, spesso hanno un sovraccarico emotivo legato alla loro condizioni di mogli e contemporaneamente madri, casalinghe, lavoratrici e spesso caregiver di familiari in grave difficoltà. Gli aspetti di prevenzione in, questo ambito, devono riguardare sia quelli più medico sanitari ma è fondamentale anche un cambio di prospettiva e appianamento delle disparità

Si è parlato di “Giovani donne nelle relazioni di coppia: fra stereotipi, rischio di violenza ed autonomia”: tematiche toccate dalle dott.sse. Anna Ruggeri e Silvia Barbaro (Dirigenti Psicologhe della Psicologia Clinica e di Comunità AUSL di Ferrara) che hanno introdotto concetti fondamentali per riconoscere i primi segni e sintomi di una violenza di genere. Le professionista hanno toccato concetti, quali: corpo e genere, interiorizzazione e ruolo di genere, stereotipi e modelli di genere, vittimizzazione secondaria, dipendenza affettiva, il ciclo della violenza e la cultura del patriarcato.


La giornata di studio si è conclusa con un intervento condotto dalle dott.sse Susanna Ponti e Michela Zanandrea, Coordinatrici del Corso di Laurea in Infermieristica UNIFE e Facilitatori dei laboratori di medicina narrativa, che hanno portato un contributo dal titolo “Quando il racconto si fa cura”. Il concetto principale messo in evidenza è che “la medicina di genere non è la medicina delle donne, ma la medicina di ciascun individo”. Un approccio volto a studiare le variabili biologiche e di genere che caratterizzano tutte e tutti. Infatti la medicina narrativa rappresenta aiuta a ricucire lo strappo esistenziale e a ricostruire la propria storia e la propria vicenda di malattia. Oltre che a dare una “forma sostenibile” alla propria sofferenza, manifestare il proprio pensiero, simbolizzare il dolore e soprattutto a ricollegare il mondo delle emozioni. Mai come in questi ultimi anni c’è bisogno di medicina narrativa per consentire l’integrazione fra la diagnosi bio-medica e il vissuto della persona verso la sua malattia.


Per concludere, mettere al centro il paziente come esperto della sua malattia aiuta il professionista a sviluppare competenze riflessive e narrative. La prevenzione spesso comporta attività che non necessitano di grandi sacrifici, sia in termini economici che di tempo. Allora perché non iniziare? Essa rappresenta il futuro della nostra salute.

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Ultimo aggiornamento

25-06-2024 09:06

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