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In occasione del World Cancer Day, che come ogni anno si celebra il 4 febbraio, l’Azienda Ospedaliero - Universitaria e l’Azienda Usl di Ferrara presentano il progetto “On Connect: oncologia territoriale della provincia di Ferrara”, su cui sta lavorando un apposito gruppo di lavoro interaziendale coordinato dal prof. Antonio Frassoldati (Direttore del Dipartimento Oncologico – Medico Specialistico); progetto inserito all’intero della “Rete oncologica ed emato-oncologica dell’Emilia Romagna”, che la Regione Emilia – Romagna ha presentato alla stampa nei giorni scorsi.


“La rete oncologica regionale - spiega il prof. Frassoldati - prevede lo sviluppo di un’oncologia “di prossimità”, nella quale i trattamenti vengano portati il più vicino possibile alla residenza del paziente. Nella nostra provincia questa condizione è da tempo favorita dalla presenza di strutture oncologiche distribuite nel territorio. I Day Service Oncologici degli Ospedali di Cento, di Lagosanto e di Argenta operano in stretto collegamento con il centro di riferimento dell’Oncologia Clinica dell’Ospedale di Cona e permettono di erogare i trattamenti oncologici ai pazienti residenti nelle aree vicine, rappresentando il punto di accesso per pazienti con nuove diagnosi. Il progetto “On Connect” è mirato a dare ulteriore sviluppo all’Oncologia di prossimità, estendendo i trattamenti oncologici, nel rispetto di principi di qualità e sicurezza, anche presso le strutture di primo livello della Rete Oncologica (Case ed Ospedali di Comunità), fino al domicilio dei pazienti. Un progetto che integra nel team di cura anche il medico di medicina generale e l’infermiere di comunità, in stretta collaborazione con gli oncologi, per realizzare una presa in carico del paziente sempre più rispondente alle sue reali esigenze”.


Il ruolo della professione infermieristica riveste un’importanza rilevante su questi aspetti, non solo a livello operativo ma anche in fase di progetto, come emerge da parte della dott.ssa Marika Colombi e del dott. Davide Cavedagna, Responsabili delle Direzioni infermieristiche e Tecniche di Ausl e S. Anna: “il trattamento moderno delle patologie oncologiche – mettono in evidenza i due professionisti - richiede una presa in carico globale del paziente (“disease management”) con una forte integrazione tra risorse ospedaliere e territoriali: ricoveri ospedalieri limitati alle fasi iniziali diagnostiche e terapeutiche e alle stabilizzazioni gravi, sviluppo di strutture low care, ambulatori dedicati per il follow-up, assistenza domiciliare integrata, sviluppo delle cure primarie e dell’integrazione socio-sanitaria a livello distrettuale”.


Con una maggiore implementazione delle terapie sul territorio, “deve essere posta la massima attenzione nel costruire un’efficace integrazione e continuità dell’intero processo, la cui realizzazione viene a costituire un obiettivo primario anche per l’Ospedale”, aggiungono Colombi e Cavedagna, che proseguono: “va facilitato al massimo il dialogo con il territorio, in particolare con i medici di medicina generale, e lo scambio di competenze e informazioni fra tutti gli attori del sistema”.


L’ospedale si caratterizzerà sempre di più come struttura per acuti, mentre la storia naturale del paziente oncologico è fatta di brevi periodi ospedalieri legati soprattutto alla terapia e lunghe fasi domiciliari. La “scommessa” per il futuro dell’oncologia nell’era post-pandemica è dunque quella di ridisegnare un percorso oncologico tra ospedale e territorio, coadiuvato dall’utilizzo di telemedicina e nuove tecnologie, garantendo una loro piena integrazione. “Tradotto in servizi – proseguono Colombi e Vavedagna - sarà sempre più implementata una presa in carico di prossimità anche per la chemioterapia, che potrà essere svolta nelle Case di Comunità e, laddove possibile e appropriato, anche al domicilio. Per farlo saranno ulteriormente aumentati gli ambulatori infermieristici e della cronicità presso le Case di Comunità e sarà fondamentale l’opera degli infermieri di famiglia e di comunità (Ifec) in rete con l’Assistenza domiciliare”. Evidenti i vantaggi, in termini di prossimità delle cure, per i pazienti. La conseguente minor “pressione” nei confronti degli ospedali, porterà inoltre ad accrescere ulteriormente, al loro interno, non solo la qualità delle cure ma anche l’accoglienza e l’umanizzazione.


Determinante anche la Telemedicina per l’ “On Connect”, come spiega il professor Frassoldati: “la telemedicina rappresenta un’ulteriore significativa innovazione in ambito sanitario. L’esperienza della pandemia ha mostrato la potenza di questo strumento nel mantenere un contatto fra i pazienti e gli operatori sanitari, rappresentando quindi una modalità importante per la continuità delle cure, grazie a strumenti che mantengano le relazioni fra paziente e medici anche al di fuori dell’ospedale. La Rete Oncologica Regionale configura, inoltre, l’implementazione di una rete di connessioni non solo fra paziente e medici ma fra specialisti di diverse strutture e diverse aree regionali, ponendo la telemedicina al centro di questo sistema di relazioni. Nella nostra provincia la telemedicina è già utilizzata in oncologia per i teleconsulti fra specialisti che operano su diversi ospedali all’interno dei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali delle diverse patologie e sarà ulteriormente implementata con il progetto di oncologia territoriale”.


Con l’occasione della giornata, il prof. Frassoldati fa il punto, infine, sulle nuove frontiere della patologia oncologica. “L’approccio alla malattia oncologica sta subendo una profonda trasformazione su più fronti, grazie - in particolare - allo sviluppo tecnologico. In ambito diagnostico è oggi possibile identificare, in molti tipi di tumore, la presenza di alterazioni genetiche specifiche, suscettibili di trattamenti mirati. Le indagini di biologia molecolare avanzata con metodica di Next Generation Sequencing, disponibile anche presso le strutture del territorio ferrarese, permettono di ricercare contemporaneamente, decine di diverse alterazioni. Il riscontro di una anomalia permette l’impiego di farmaci mirati, molto più tollerabili della classica chemioterapia, che hanno dimostrato notevole efficacia nel controllo della malattia. Poiché queste alterazioni sono spesso presenti in tumori diversi, si sta affermando anche il concetto di terapia “agnostica”, in cui un farmaco, che ha dimostrato efficacia ed è commercialmente disponibile per un particolare tumore che presenta l’alterazione molecolare, può essere utilizzato anche in altri tumori con la stessa alterazione.


Contemporaneamente, la seconda rivoluzione a cui stiamo assistendo è quella legata all’utilizzo del sistema immunitario come arma contro il tumore. In molti casi il nostro sistema di difesa viene bloccato dal tumore stesso, attraverso la produzione di segnali che impediscono l’aggressione alle cellule tumorali. La scoperta del meccanismo che regola questa interazione ha permesso lo sviluppo di farmaci specifici in grado di ripristinare una reazione immunitaria verso il tumore”.


E, in chiave futura, “la ricerca è la strategia più importante per contrastare i tumori”, dice Frassoldati. “Tutti i risultati finora ottenuti, in alcuni casi straordinari, derivano da quest’ultima. Gli studi preclinici ci forniscono sempre nuove conoscenze sui meccanismi che regolano lo sviluppo dei tumori e nuovi bersagli verso cui produrre farmaci. Determinati studi permettono di analizzare in dettaglio le caratteristiche che distinguono le cellule tumorali da quelle normali, ad una profondità di dettaglio fino a pochi anni fa impensabile. E, soprattutto, le conoscenze derivate dallo studio dell’immunologia applicata all’oncologia, aprono oggi una frontiera di sviluppo importantissima. Un altro versante è rappresentato dai farmaci immunoconiugati, in cui viene sfruttata la capacità di specifici anticorpi di riconoscere bersagli sulle cellule tumorali e di trasportare nelle stesse cellule farmaci chemioterapici o sostanze radioattive molto potenti. Alla ricerca di laboratorio infine si affianca quella clinica, per dimostrare la reale efficacia dei trattamenti, e la ricerca sui “real world data”, che indagano l’effetto dei trattamenti su pazienti non selezionati e forniscono quindi risultati più vicini alla realtà clinica”.



Nella foto, da sinistra: Frassoldati, Colombi, Cavedagna

Ultimo aggiornamento

03-02-2023 12:02

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