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Si tratta di una condizione che si presenta con elevata incidenza nelle nostre realtà, anche in epoca pre-Covid. I pazienti con polmonite grave, che richiedono un trattamento in ambito ospedaliero, hanno rappresentato nel 2019 oltre il 7% delle diagnosi di ricovero nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara. Nell’Unità Operativa di Pneumologia del S. Anna - diretta del prof. Alberto Papi - i pazienti con polmonite sono stati oltre il 30% dei pazienti ricoverai nel 2019. Una problematica clinica quindi molto comune nelle nostre realtà, anche in forma severa. Il Covid-19 ha sicuramente aggravato la situazione; a livello polmonare, infatti, l’infezione da Sars-Cov2 determina una polmonite particolare a focolai multipli in entrambi i polmoni.
La polmonite è un’infezione dei polmoni che può interessarne uno o anche entrambi. Questa malattia porta ad un’infiammazione del polmone, con accumulo di liquidi e cellule infiammatorie negli spazi alveolari dove normalmente avviene la respirazione. Questo impedisce che avvengano i normali scambi polmonari che fanno entrare l’ossigeno e allontanare l’anidride carbonica. La polmonite può essere di diversa gravità: dalle forme lievi simili all’influenza, sino alle forme gravi con insufficienza respiratoria (quando i polmoni non riescono più a svolgere in maniera adeguata la loro funzione per garantire l’ossigeno all’organismo) e talvolta anche mortale. L’evoluzione della patologia è legata a diversi fattori: dall’età, alle patologie respiratorie preesistenti, alle concomitanti altre patologie e alle cause dell’infezione. Il batterio più comunemente implicato è lo Pneumococco e il virus che si riscontra più facilmente è quello influenzale. Per entrambi gli agenti infettivi sono disponibili efficaci vaccinazioni (anti pneumococcica e antiinfluenzale), altamente raccomandate negli anziani e soggetti a rischio (ad esempio con patologia respiratorie o cardiologiche).
Quest’anno la Giornata Mondiale della Polmonite (World Pneumonia Day) avviene in concomitanza con la Conferenza sul Cambiamento climatico delle Nazioni Unite (COP26) che si sta tenendo a Glasgow. L’inquinamento ambientale contribuisce in maniera sostanziale ad aumentare i gravi rischi della polmonite. Sono i pazienti fragili, in età infantile e in età avanzata in particolare, ad essere più esposti ai rischi più elevati. E sono i Paesi più poveri a pagarne il costo più alto: il 90% delle morti per polmoniti avviene in questi paesi.
“Per le varie tipologie di polmonite – mette in rilievo il prof. Papi - valgono le norme di prevenzione, fra cui: vaccinazione (abbiamo vaccini efficaci per i germi responsabili: dall’anti-influenzale, all’anti-pneumococcico, al vaccino per il COVID-19), evitare il fumo di sigaretta che riduce le difese dell’apparato respiratorio, compresa l’esposizione al fumo passivo (in particolare nell’età infantile). Le misure per la riduzione dell’inquinamento ambientale che ci auguriamo vengano decise dal COP26 e vengano applicate nei diversi stati, potranno ulteriormente contribuire a ridurre i rischi gravi che possono produrre le polmoniti: una vera emergenza sanitaria nei Paesi poveri, e non solo”.