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Domenica 21 maggio 2023 si celebra la Giornata nazionale del malato oncologico, istituita dal Presidente del Consiglio nel 2006, con lo scopo di dedicare attenzione alle persone affette da queste patologie e a tutti coloro che hanno attraversato l’esperienza delle malattia, direttamente o indirettamente.


L’EVOLUZIONE DELLA CURA. L’oncologia ha subìto profonde trasformazioni negli ultimi anni, grazie ad un fantastico sforzo nella ricerca dei meccanismi di sviluppo dei tumori, alla disponibilità di nuove tecnologie di diagnosi, alla possibilità di personalizzare i trattamenti con nuove terapie mirate ed alla “rivoluzione” prodotta dall’immunoterapia dei tumori. Se da un lato l’incidenza della malattia non ha mostrato complessivamente una riduzione, sono sempre più numerose le persone che convivono con il tumore o che hanno una storia passata di malattia. In Italia, secondo l’ultimo rapporto dell’Associazione Italiana dei Registri Tumori, sono oltre 390mila i nuovi casi annuali e oltre 3,5 milioni le persone viventi con una storia di tumore.


NELLA PROVINCIA DI FERRARA, sono oltre 15mila i casi prevalenti (cioè le persone che vivono dopo aver avuto una diagnosi di tumore); nella maggior parte dei casi con diagnosi di almeno 5 anni prima, in particolare per i tumori della mammella, del tratto gastrointestinale e della prostata.


“La probabilità di sconfiggere il tumore - sottolinea il prof. Antonio Frassoldati, Direttore dell’Oncologia Clinica di Ferrara (nella foto) - passa attraverso 3 momenti fondamentali: per prima cosa, la prevenzione, su cui tutte le persone possono e devono impegnarsi, adottando stili di vita appropriati ed evitando le abitudini che più di altre possono favorire la comparsa della malattia. Stiamo parlando del fumo e dell’alimentazione (che sono responsabili del 70% dei casi). In secondo luogo la diagnosi precoce, attraverso la partecipazione agli screening di popolazione messi a disposizione da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Nelle persone che hanno aderito alle indagini di screening per i tumori mammari, del colon retto e della cervice uterina, si è osservata una riduzione della mortalità che va dal 30 al 50% e non vi è dubbio che la diagnosi precoce può salvare la vita. Purtroppo registriamo un’adesione ancora subottimale in alcuni di questi programmi, ed in particolare in quello dei tumori del colon, nonostante la semplicità del test per la ricerca del sangue nelle feci. Il terzo momento fondamentale è trattamento della “malattia attiva”, attraverso percorsi di presa in carico del paziente e di esecuzione coordinata delle procedure, tutti gestiti in modo multidisciplinare. Nella provincia di Ferrara sono attivi o in sviluppo gruppi multidisciplinari e percorsi specifici per tutte le patologie oncologiche, che si avvalgono di case manager infermieristici dedicati per la gestione dei rapporti con i pazienti e del loro percorso di diagnosi e cura. Il progresso tecnologico in tutte le branche, dalla diagnosi alla terapia chirurgica, radiante e farmacologica, permette oggi di offrire ai pazienti le migliori modalità di gestione della malattia”.


“Tuttavia - continua il prof. Frassoldati - la sfida oggi non è solo tecnologica, ma anche, e soprattutto, organizzativa. L’aumento del numero dei casi, la durata sempre maggiore delle terapie, il crescente numero di pazienti che vivono a lungo, richiede di rivedere il modello di gestione clinica della malattia oncologica, storicamente concentrata sugli ospedali ed oggi invece proiettata sempre di più sul territorio e sulla prossimità al domicilio. La recente istituzione della Rete Oncologica della Regione Emilia - Romagna, recependo le indicazioni del PNNR nella “Mission 6” e del “DM 77”, prevede che ciascuna attività in ambito oncologico sia svolta nella sede più appropriata, in rapporto alla complessità ed al vantaggio per il paziente, inserendo, al fianco degli ospedali, le Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità ed il domicilio stesso come luoghi privilegiati di intervento e cura. Anche le nostre Aziende Sanitarie stanno sviluppando modalità organizzative orientate a questi principi, che prevedono - fra l’altro - un ruolo attivo del Medico di Medicina Generale, dell’Infermiere di Comunità e del paziente stesso, anche attraverso l’utilizzo degli strumenti di connessione moderni offerti dalla telemedicina. L’attenzione non deve fermarsi però alla gestione della malattia, ma deve estendersi agli aspetti sociali, familiari e lavorativi che vengono in varia misura coinvolti. Il supporto psicologico deve essere potenziato, così come l’assistenza nelle fasi avanzate della malattia, che può e deve permettere la permanenza del paziente al proprio domicilio. Allo stesso modo, superata la fase acuta di malattia, deve essere favorito il recupero della quotidianità e di una vita normale, nella quale i controlli periodici ritornino ad essere parte di quelle misure di prevenzione e diagnosi precoce che fanno parte della normalità, ancora una volta gestiti nelle sedi e nelle modalità più appropriate”.

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Ultimo aggiornamento

19-05-2023 12:05

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