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Alberto Papi

La Giornata Mondiale della BPCO – giunta alla ventesima edizione e celebrata, quest’anno, il 17 novembre - è stata organizzata dalla Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease (GOLD) dell’NIH (National Institutes ok Health) statunitense in collaborazione con l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ogni anno a novembre. L'obiettivo della giornata è sensibilizzare e presentare nuove conoscenze e nuove strategie terapeutiche per il trattamento di questa patologia. Il tema di quest'anno è "Polmoni sani: non è mai stato così importante” e sottolinea, ancora di più in questo periodo di pandemia COVID, l’importanza della salute dei polmoni e gli sforzi che devono essere fatti per mantenerli in salute. Nello specifico di questa patologia i soggetti con BPCO affetti da COVID-19 (come per altre infezioni virali) sono più a rischio delle forme severe dell’infezione e di una prognosi peggiore.

“La Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) – mette in evidenza il prof. Alberto Papi, Direttore dell’Unità Operativa di Pneumologia dell’Ospedale di Cona e Componente del Comitato Scientifico GOLD - è una patologia frequente. Sono stimati 300 milioni i casi attuali di BPCO nel mondo. Colpisce soggetti in età adulta/anziani, spesso con concomitanti patologie in altri organi e pertanto fragili.  È attualmente la terza causa di morte a livello globale ed ha una alta incidenza nei paesi poveri. La BPCO è una causa frequente di ospedalizzazione: nel 2019 (ultimo dato pre-Covid) in Pneumologia la BPCO era presente in oltre il 30% dei pazienti ricoverati”.

L’iniziativa mira a promuovere la salute dei polmoni, sottolineando l'importanza di assumere correttamente i farmaci, mantenere attività motoria e ridurre i fattori di rischio (il fumo attivo e passivo in particolare). Più che mai raccomandate, nel periodo in cui siamo, sono le vaccinazioni per prevenire le infezioni in questi pazienti con i polmoni fragili: anti-pneumococcica, anti-influenzale e ovviamente la vaccinazione nei confronti del Covid.  Queste misure preventive, in aggiunta al mantenimento della terapia inalatoria, sono fondamentali non solo per ridurre il rischio di episodi acuti con le loro conseguenze, ma anche particolarmente rilevanti in questo periodo sia per ridurre al minimo la necessità di ricorrere all’accesso ospedaliero che per evitare il sospetto e le procedure di esclusione di una infezione da SARS-Cov2.

LA BPCO è una patologia cronica dell’apparato respiratorio con restringimento delle vie aeree e secrezioni di muco (bronchite cronica) e danni con distruzione del polmone (enfisema polmonare). L’evoluzione della patologia è caratterizzata da episodi di peggioramento acuto dei sintomi (riacutizzazioni) che possono richiedere ospedalizzazione con supporto ventilatorio, e possono essere anche fatali. I danni della BPCO a carico dell’apparato respiratorio provocano produzione cronica di catarro, tosse e difficoltà respiratorie progressive, che limitano le capacità di attività fino alle forme più severe dove il polmone non è più in grado di svolgere la propria funzione e di garantire un’adeguata ossigenazione dell’organismo; in questi casi è necessario il supporto di ossigeno (durante l’attività fisica o anche a riposo) o il supporto di un ventilatore polmonare. Frequentemente la compromissione della funzione polmonare trascina scompensi anche in altri organi e strutture, in particolare quelli cardiovascolari. Alle nostre latitudini la causa principale della BPCO è il fumo di sigaretta che viene potenziato dall’inquinamento. I virus respiratori e le infezioni batteriche sono la causa principale delle riacutizzazioni. Anche un banale raffreddore o influenza, in questi soggetti, con i polmoni già compromessi possono provocare episodi gravi di peggioramento della situazione clinica e severe riacutizzazioni.

Ultimo aggiornamento

30-08-2022 17:08

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