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Domenica 11 febbraio sarà la "Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza”. Istituita nel 2015 dall’Onu, la ricorrenza viene celebrata in contemporanea in tutto il mondo per una maggiore partecipazione da parte delle donne nella ricerca scientifica senza nessuna discriminazione di genere.
Celebrare la Giornata Internazionale per le Donne e le Ragazze nella Scienza significa riconoscere l'importanza cruciale di garantire la piena e paritaria partecipazione femminile nei campi della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica (STEM).
Abbiamo voluto raccontare la storia della prof.ssa Luana Calabrò e della dott.ssa Ilaria Panzini, due professioniste che lavorano all’interno delle Aziende Sanitarie ferraresi. Due storie - tra le tante storie di “donne e scienza” che si potrebbero raccontare all’interno di un ospedale - di impegno, passione e professionalità.
LUANA CALABRO’ è Responsabile del Modulo Dipartimentale di Immuno-Oncologia dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Ferrara).
“Avevo poco più di 4 anni ma già con le idee ben chiare su cosa avrei fatto “da grande”: il medico. Una professione che mi ha sempre affascinato e appassionato, sia dal punto di vista scientifico che umano, e che ho deciso di perseguire nonostante i vani tentativi dei miei genitori di dissuadermi per le “temute difficoltà” che avrei potuto incontrare per la mia carriera essendo “donna”.
Cosi, sin dai primi anni Universitari, che ho condotto a Messina, mia città di origine, oltre l’internato in Medicina Interna, ho frequentato il laboratorio di Fisiologia e poi di Biologia molecolare per seguire anche l’altra mia grande passione: la ricerca. Ho imparato il rigore scientifico, metodologico, ma anche ad esercitare le virtù della pazienza e della perseveranza perchè i risultati delle ricerche non arrivano mai subito. Dopo la laurea in medicina e chirurgia, ho vinto una borsa di studio che mi ha consentito di condurre i miei primi progetti sulla caratterizzazione molecolare delle leucemie acute presso il laboratorio di biologia molecolare di Orbassano (Torino). Attività che ho poi proseguito anche durante la mia prima specializzazione in ematologia, maturando e consolidando la convinzione che ricerca e clinica dovessero essere strettamente integrate. Dopo la specializzazione, ho quindi proseguito le mie “peregrinazioni” per l’Italia, scegliendo sempre Centri di Eccellenza per migliorarmi professionalmente, arricchirmi scientificamente, e poter espletare al meglio l’attività di ricerca e clinica. Così, dal Centro di Riferimento Oncologico di Aviano dove ho iniziato l’attività come borsista e contrattista di ricerca, mi sono poi spostata a Roma in qualità di Ricercatrice al Dipartimento di Ematologia, Oncologia Sperimentale dell’Istituto Superiore di Sanità. Nel 2004 ho iniziato una nuova avventura professionale a Siena presso il Centro di Immuno-Oncologia in qualità di dirigente medico; nel corso di questa esperienza ho finalmente intrapreso la splendida esperienza del medico “scienziato”, coniugando l’attività clinica e di ricerca. Acquisita, nel frattempo, anche la seconda specializzazione in oncologia, mi sono “tuffata” nell’affascinante mondo dell’immunoterapia dei tumori, una disciplina all’epoca ancora poco nota, ma che ha recentemente rivoluzionato il panorama terapeutico dei tumori. Questo è per me motivo di grande orgoglio per avervi fortemente creduto, ma anche personalmente contribuito con la ricerca clinica indirizzata soprattutto ai tumori toracici ed in particolare al mesotelioma.
Dopo quasi 18 anni trascorsi a Siena, mi sono spostata all’IRST di Meldola in qualità di Direttore di struttura complessa di oncologia clinica e sperimentale, di immunoterapia e tumori rari, per poi approdare più recentemente all’Università di Ferrara, in qualità di docente di oncologia, e Responsabile del Centro Interdisciplinare di immuno-oncologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara.
Sono riuscita nel corso della mia carriera professionale a raggiungere le mete prefissate grazie anche ai colleghi e miei diretti responsabili che mi hanno sempre incoraggiato e sostenuto, credendo nelle mie capacità. Non ho mai percepito discriminazioni di genere che possano avere ostacolato il mio percorso di carriera, sia dal punto di vista scientifico che umano. Certo, ho dovuto mettere in conto anche tante rinunce, come ad esempio ho molto sacrificato la mia vita privata, ma ad oggi non ho rimpianti, essendo state le mie scelte sempre molto ponderate e consapevoli. Passione, entusiasmo, determinazione, spirito di sacrificio: queste le proprietà distintive e che connotano meglio il mio vissuto. Nella mia esperienza ho imparato che niente è facile, ma i risultati prima o poi arrivano, e ogni piccolo successo deve essere conquistato. Ed è questo il messaggio che oggi cerco di trasmettere alle colleghe e ai colleghi più giovani.
Confido e spero però che nel prossimo futuro si possano perseguire i propri sogni senza dover per necessità fare delle scelte condizionanti la sfera personale, come già accade in altri Paesi”.
ILARIA PANZINI è Direttrice del Dipartimento Interistituzionale dello Sviluppo e dei Processi Integrati delle Aziende USL e OSP di Ferrara.
“Per me “ricerca” indica rigore metodologico, etica, trasparenza, ma anche imparare dai pazienti, confrontarsi con i colleghi, crederci e “fare la propria parte” per migliorare il mondo a servizio di una salute collettiva, pubblica e condivisa. La “mia parte” è iniziata più di 20 anni fa nel mondo della ricerca applicata alla clinica in un reparto di Oncologia, dove comunque il frutto del nostro lavoro consisteva in un protocollo di studio ed una pubblicazione scientifica. Ora il mio lavoro si articola nel mondo della formazione, del supporto metodologico, della ricerca sui servizi, della digitalizzazione delle cure e dell’innovazione tecnologica ed organizzativa. La mia attività consiste nel sostenere e promuovere le comunità di ricerca e le collaborazioni internazionali, sviluppare strategie relative alla salute in modo coordinato ed aumentare la qualità della ricerca. Il mio sogno? Fondare un Clinical Trial Center in provincia di Ferrara. Obiettivo che si sta realizzando grazie alla spinta di una Direzione generale illuminata, al mondo professionale ferrarese ed a collaboratori e collaboratrici preparati ed impegnati. Cerco di dare un contributo fattivo ai professionisti, nella piena convinzione che si curi meglio dove si fa ricerca e che una società priva di squilibri di genere, cioè più attenta alle pari opportunità, è anche una società più proiettata verso il benessere socio-economico di tutti i suoi cittadini”.
“Sul fronte della ricerca – mette in evidenza Panzini - c'è ancora molto da fare per la parità di genere e professionale. Basti pensare che nei lavori di ricerca che l'Azienda ospedaliero universitaria presenta ogni anno, il 28% vede donne come principal investigator, contro un 72% di uomini. Anche su questo l'Azienda è al lavoro per conseguire un maggiore equilibrio”.
“Nella storia – prosegue Ilaria - non sono poche le scienziate che hanno portato importanti contributi allo sviluppo della scienza malgrado le numerose difficoltà incontrate. Il tempo ci tramanda i nomi di alcune famose scienziate, tra cui una ventina nell'antichità - ricordiamo la matematica Ipazia - una decina nel medioevo, quasi nessuna tra il 1400 e il 1500, 16 nel 1600, 24 nel 1700, 108 nel 1800. Oggi in ogni campo le ricercatrici universitarie superano il 50%, con punte dell'80% nelle facoltà umanistiche, del 60% in quelle di scienze biologiche, più dei 50% nelle matematiche, mentre sono ancora al di sotto dei 20% in corsi di studi universitari come ingegneria. I progressi sulla parità di genere nell’università e nella ricerca scientifica sono stati significativi, ma c’è ancora molta strada da fare perché seguire la propria passione non sia solo un privilegio. La "Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza" che si celebra l'11 febbraio ci ricorda quanta strada ancora ci sia da percorrere per raggiungere pari opportunità tra uomini e donne nello studio e nel lavoro in campo scientifico e per far risaltare l'importante ruolo delle donne nella ricerca in tutto il mondo”.